Dott. Aldo Ortensia
Home Curriculum Vitae Competenze Faq Contatti
Domande e risposte
Chi è il nefrologo?

Malattie renali

Domande e risposte

A cosa servono i reni?
I reni sono due organi simmetrici, posti in regione lombare ai lati della colonna vertebrale.
Sono indispensabili alla vita perché servono a mantenere costante la composizione chimica del sangue, regolano il bilancio dei liquidi del nostro corpo, intervengono nella regolazione della pressione arteriosa, stimolano la produzione dei globuli rossi da parte del midollo osseo e sovrintendono al metabolismo dell’osso.
Per fare questo lavoro i reni filtrano ogni giorno circa 180 litri di sangue ed eliminano, attraverso l’urina, le sostanze di “scarto” prodotte dal nostro metabolismo. Quando i reni si ammalano questo lavoro viene a mancare e l’organismo va incontro ad una grave intossicazione.

Quali sono le cause delle malattie renali?
Le malattie renali sono molte e colpiscono varie strutture del rene.
Negli ultimi 15 anni, tra le cause di nefropatia evolutiva prevalgono la malattia aterosclerotica, l’ipertensione arteriosa ed il diabete.
Altre malattie dei reni sono di origine immunologica/infiammatoria, come le glomerulonefriti, o di origine infettiva, come le pielonefriti.
Altre ancora sono ereditarie, come la malattia policistica dei reni.
Le malattie renali possono colpire adulti e bambini ma secondo i dati epidemiologici degli ultimi anni colpiscono maggiormente le persone al di sopra dei 60 anni.

Come accorgersi di una malattia renale?
Molto spesso i reni si ammalano senza dare dolori o disturbi importanti. A volte, invece, sono presenti alcuni sintomi che possono suggerire la presenza di una malattia renale:

  • aumento della pressione arteriosa;
  • necessità di urinare spesso, specie la notte;
  • stanchezza immotivata;
  • comparsa di edemi (gonfiore alle caviglie e/o al volto).

Di fronte ad uno o più di questi sintomi e se vi sono alterazioni negli esami delle urine o del sangue, è opportuno avvidarsi alla valutazione dello specialista in nefrologia medica.

Quali esami sono necessari per una diagnosi iniziale e precoce di malattia renale?
L’esame delle urine e alcune analisi del sangue, come azotemia e creatininemia, sono sufficienti a diagnosticare una malattia renale.
A questi esami va sempre accompagnata anche la misurazione dei valori di pressione arteriosa.
Esami ulteriori e più sofisticati saranno indicati dal nefrologo se necessari.

Cos’è l’insufficienza renale progressiva?
Molte malattie renali, se diagnosticate precocemente e curate adeguatamente, possono guarire o stabilizzarsi.
In altre situazioni invece non si riesce a fermare la malattia e questa procede sino a compromettere la funzione renale determinando l’insufficienza renale.
Raggiunta questa fase, le malattie renali hanno tutte la tendenza ad evolvere ulteriormente in insufficienza renale progressiva, riducendo sempre di più la capacità depurativa dei reni.
Si parla di insufficienza renale quando i reni non svolgono completamente la loro funzione depurativa e nel sangue si accumulano sostanze di “scarto”: urea, creatinina, potassio, acidi.

Come prevenire l’insorgenza dell’ insufficienza renale progressiva?
Alcune malattie renali, se diagnosticate e curate precocemente con terapie farmacologiche, possono guarire o stabilizzarsi.
Qualora questo non avvenga, con terapie adeguate, con diete ben calcolate e modificando alcune abitudini di vita è ancora possibile frenarne l’evoluzione e ritardare il ricorso alla dialisi. Il grado di funzionalità renale è espresso dal valore della creatinina nel sangue.

Qual’è la spia più precoce di una perdita della funzionalità renale?
La creatinina è una sostanza normalmente prodotta dai muscoli ed eliminata esclusivamente dai reni in modo continuativo.
Quando i reni non funzionano perfettamente la creatinina tende ad accumularsi nel sangue ed indicando il grado di funzionalità renale in atto è la spia più precoce della riduzione della funzionalità stessa.

Cosa significa la presenza di sangue nelle urine?
Il riscontro di tracce di sangue nelle urine si chiama microematuria.
Vi sono molte malattie che provocano microematuria: infezioni delle vie urinarie, calcolosi renale, malattie della prostata, cisti renali, glomerulonefriti, tumori del rene e delle vie urinarie.
Se la microematuria persiste in 2 o 3 esami delle urine consecutivi, è necessario consultare il proprio medico che prescriverà gli approfondimenti specifici per chiarirne l’origine.

L’aumento della pressione arteriosa è collegato alle malattie renali?
La pressione alta (ipertensione arteriosa) può essere causa o conseguenza di una malattia renale, e provoca sempre un peggioramento della funzionalità del rene.
Per questo, è molto importante riportare i valori della pressione arteriosa a livelli accettabili attraverso l’assunzione continuativa di farmaci antiipertensivi adeguati e soprattutto non nefrotossici.

Il diabete danneggia i reni?
Sì. Quando il diabete è mal controllato rovina tutte le arterie dell’organismo comprese quelle del rene determinando un danno che conduce all’insufficienza renale progressiva.
Per questo motivo è di grande importanza intervenire nelle fasi precoci del diabete per prevenire l’insorgenza della nefropatia di origine diabetica.
Per una persona con diabete è importante: mantenere livelli adeguati di glicemia, assumendo con regolarità i farmaci prescritti, mantenere la pressione arteriosa su valori inferiroi a 130/80 mmHg, assumendo con regolarità i farmaci prescritti, rispettare la dieta con il massimo scrupolo, fare attività fisica regolare, smettere di fumare.

I calcoli renali possono danneggiare la funzionalità renale?
I calcoli renali possono provocare “coliche renali” molto dolorose ma che, non necessariamente, danneggiano il rene in modo irreversibile.
I calcoli, però, possono ostacolare il flusso dell’urina e favorire infezioni urinarie. Se questi episodi ostruttivi ed infettivi si ripetono più volte, aumenta la possibilità di danno del rene e di sviluppo della insufficienza renale progressiva.

Con una malattia renale in atto cambiano le abitudini di vita?
In generale, la persona con malattia renale può continuare a lavorare e a fare attività fisica.
Indispensabile è però controllare costantemente la pressione arteriosa, l’alimentazione e assumere le medicine prescritte evitando il fumo di sigaretta.

A cosa serve la dieta?
Quando i reni sono ammalati non sono più in grado di eliminare adeguatamente alcune sostanze come l’azoto e il fosforo che derivano principalmente dal metabolismo delle proteine.
Diventa fondamentale allora alleggerire il lavoro dei reni riducendo il contenuto di proteine nella dieta.
La “dieta nefrologica” è quindi una dieta con apporto controllato di proteine, ma non completamente priva delle stesse. Non ha lo scopo di far dimagrire e deve essere personalizzata ed equilibrata.
Una dieta corretta deve essere calcolata dallo specialista nefrologo in modo da non affaticare i reni senza però far mancare le sostanze e le calorie necessarie all’organismo.

A chi rivolgersi in caso di sospetta malattia renale?
In prima istanza bisogna rivolgersi al medico di famiglia che conosce bene le diverse problematiche di salute del proprio assistito.
Il medico di famiglia programmerà eventuali accertamenti o percorsi terapeutici idonei in modo da indirizzare il proprio assistito allo specialista nefrologo con gli elementi indispensabili ad una prima valutazione.

Essere sovrappeso può danneggiare i reni?
Un peso corporeo eccessivo può rappresentare il sintomo più evidente di una sindrome metabolica latente.
Nella sindrome metabolica di registra una condizione di ipertensione arteriosa, di intolleranza agli zuccheri, di aumento nel sangue di colesterolo e trigliceridi e, nel tempo, compare insufficienza renale progressiva.

Come accorgersi di un aumento della pressione arteriosa?
Esistono moltissimi sintomi riferibili ad un aumento della pressione arteriosa che devono essere valutati dal medico di famiglia.
I disturbi più comuni sono:

  • mal di testa o senso di peso riferito alla nuca o al collo,
  • stanchezza ingiustificata,
  • irritabilità ed insonnia,
  • difetti visivi come opacamenti o lampi di luce,
  • ronzii uditivi o vertigini occasionali,
  • risvegli notturni per la necessità di urinare.

In ogni caso è necessario misurare la pressione arteriosa rivolgendosi alla farmacia più vicina o al proprio medico.

Quali sono i valori giusti della pressione arteriosa?
Un tempo di correlava la pressione arteriosa all’età ma tale concetto si è rivelato sbagliato.
Indipendentemente dall’età o dal sesso la pressione arteriosa massima non dovrebbe superare i 130 mmHg e la pressione minima gli 80 mmHg.
Nei pazienti con scompenso cardiaco o diabete i valori sono ulteriormente ridotti a 120/70.

Cosa fare in caso di aumento della pressione arteriosa?
In primo luogo modificare le proprie abitudini di vita con una dieta povera di sale, di grassi animali e zuccheri ma ricca di frutta e verdura fresca, acqua oligominerale, abolire o almeno ridurre il fumo e fare un minimo di attività fisica quotidiana.
Rivolgersi al proprio medico di famiglia per una precisa valutazione dell’entità, della natura dell’ipertensione e per una prescrizione farmacologica corretta.

Quali sono i farmaci migliori per combattere l’ipertensione arteriosa?
Tutti i farmaci antipertensivi disponibili in farmacia sono attivi e non esiste il farmaco migliore in assoluto.
Esistono però indicazioni diverse tra un farmaco e l’altro in funzione dell’età del paziente, della presenza di altre patologie e delle abitudini di vita: solo lo specialista potrà fornire una precisa prescrizione.

In caso di aumento della pressione arteriosa durante la gravidanza si possono assumere farmaci?
Non solo si può ma si deve.
Un aumento incontrollato della pressione arteriosa durante il primo trimestre di gravidanza può provocare danni alla placenta ed alterare lo sviluppo dell’embrione; nel terzo trimestre l’ipertensione può provocare gravi danni renali, ritardo nello sviluppo del feto e parto prematuro.
Naturalmente è necessario rivolgersi ad uno specialista per la prescrizione di farmaci che non attraversino la barriera placentare e danneggino il bambino.

Si possono assumere farmaci antipertensivi dopo il parto e durante l’allattamento?
Quasi tutti i farmaci assunti sono presenti nel latte materno e per tale motivo in caso di ipertensione dopo il parto è necessario utilizzare i farmaci con una minore escrezione e con effetti minimi sul neonato.
La scelta è molto complessa e deve essere affidata ad una specialista con esperienze nel settore.

Links utili Contatti

Home page
Curriculum Vitae
Esperienze Lavorative
Competenze

Faq
Malattie renali
Domande e risposte